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La torre di Babele
(Rav Luciano Caro)


Nella lettura del Testo biblico, che io considero un messaggio di Dio all'uomo, vorrei prescindere, e cerco sempre di farlo, dalle confessioni religiose. La Bibbia non è un testo ebraico, non è cristiano, non è musulmano ecc., ma è un messaggio che Dio manda all'uomo. Quindi noi abbiamo il diritto e il dovere di affrontarlo a livello personale senza interpretazioni confessionali più o meno giuste.
Altra considerazione che può sembrare banale e che ho fatto più volte: è impossibile penetrare, cercare di penetrare nel testo biblico senza la conoscenza della lingua ebraica. La lingua ebraica è talmente diversa come concezione, come composizione, come impostazione, che ogni volta che noi ci accingiamo a tradurre un passo e la interpretiamo più o meno bene, comunque la travisiamo, senza volere, perché è impossibile tradurre nel senso genuino della parola; riportare da una lingua come l'ebraico, una lingua semitica, ad una lingua occidentale come la nostra, è difficilissimo. Chi vuole veramente avvicinarsi deve farlo attraverso la conoscenza della lingua ebraica.
L'argomento di questa sera è la Torre di Babele; un episodio, credo, molto conosciuto, ma voi sapete che, di solito, gli episodi della Bibbia - e quando dico Bibbia mi riferisco alla Bibbia ebraica - sono conosciuti molto parzialmente, perché noi abbiamo una conoscenza del Testo biblico molto, molto superficiale. Nonostante si dica che la nostra civiltà è una civiltà giudaico-cristiana, non è vero, nel senso che le nostre radici che dovrebbero essere nel Testo, pochissimi le conoscono. Soltanto alcuni passi, come l'arca di Noè, la Torre di Babele, il personaggio Abramo e simili. Abbiamo un'infarinatura molto generica, ma quando si cerca di penetrare all'interno di questi racconti ci troviamo un pochettino in difficoltà.



Bene, dobbiamo affrontare la lettura di questo passo che si presenta con delle chiavi di lettura molto diverse l'una dall'altra .Vorrei che nell'affrontare questo brevissimo excursus su questo testo voi prescindeste da tutto quello che sapete; facciamo finta di non sapere niente e partiamo da zero.
Siamo al capitolo 11 della Genesi; vi leggo in traduzione italiana i versetti del nostro racconto, ma non faccio un problema esegetico di interpretazione di quella parola o di un'altra. Cerchiamo solo di capire l'episodio.
"In tutta la terra si parlava un'unica lingua e si usavano le stesse espressioni"...
In realtà la traduzione non è esatta, ma non so come tradurla esattamente; letteralmente vorrebbe dire: "e fu tutta la terra un'unica lingua e uniche parole, o parole uniche".
Ci domandiamo cosa vuole dire queste "parole uniche". E'una ripetizione? Parlavano tutti la stessa lingua e adoperavano le stesse parole, oppure parlavano la stessa lingua e adoperavano delle singole parole? Non lo sappiamo.
Andiamo avanti:
"Partendo da oriente gli uomini trovarono una pianura nella terra di Shinar e là si stabilirono".
Non entro nei dettagli perché non saprei rispondere. Da oriente dove? Da quale oriente? La parola oriente in ebraico si propone oriente nel senso da dove sorge il sole, dall'est, ma potrebbe anche voler dire prima; la parola oriente in ebraico vuol dire prima, da dove noi cominciamo a vedere il sole quando spunta, ma può avere anche un significato temporale: "partirono da prima, da una situazione precedente". E trovarono la terra di Shinar, di solito identificata con una zona della Babilonia, cioè dell'Iraq attuale, e si stabilirono lì.
"Dissero gli uni agli altri"; in realtà il Testo dice :
"E dissero ognuno al suo compagno: orsù fabbrichiamo dei mattoni e facciamoli cuocere. I mattoni adoperarono come pietre e l'asfalto come calce. Poi dissero orsù fabbrichiamo una città e una torre la cui cima arrivi fino al cielo, ci faremo un nome e non accadrà che ci sparpagliamo sulla faccia di tutta la terra".



Queste persone vogliono stare insieme e considerano lo spandersi, lo sparpagliarsi come una cosa negativa e sono anche alla ricerca di un nome, di una fama. Una fama nei confronti di chi, se sono tutti insieme?
"Il Signore scese per vedere la città e la torre che i figli dell'uomo costruirono".
Scese… Dio scende. Cosa vuol dire?
"E disse: Sono un popolo solo, parlano tutti la stessa lingua ed hanno cominciato a fare questo".
Questa traduzione non mi piace per niente e credo che il senso più vicino al Testo sia : "Ed è questo che li spinge a farlo".
Loro sono sollecitati a fare questa città e questa torre per il fatto di parlare la stessa lingua, è l'unicità del linguaggio che li induce a fare una cosa di questo genere. Comunque il Testo è ambiguo.
"Niente impedirà loro di fare tutto ciò che si proporranno. Orsù scendiamo…"
Un'altra volta Dio che scende!...
"E confondiamo la loro lingua in modo che uno non comprenda quello che dice l'altro. Il Signore li disperde di là sulla faccia della terra, così cessarono di fabbricare la città alla quale fu dato il nome di Bavél, Babele, poiché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra sulla cui faccia Egli li disperse".
La radice ebraica significa proprio mescolare, disperdere e dunque la torre di Babele sarebbe stata chiamata così perché era in relazione al fatto della dispersione, della confusione.
Quando noi leggiamo questo passo, ci domandiamo se sia raccontato in senso negativo o in senso positivo, ma dobbiamo liberarci da tutti i preconcetti. Questo fatto di questa gente che vuole costruire la città e Dio in qualche modo non glielo acconsente, è considerato agli occhi di Dio come una cosa negativa o no? Oppure c'è qualche altra cosa dietro: il fare la città è un peccato da parte dell'uomo o no?
Cambio discorso, ma qui ci ritorniamo.
Dovete osservare anche la collocazione di questo passo; infatti è presentato subito dopo la storia di Noè. Orbene, se voi considerate il Testo biblico come una unità, tutto quello che è stato raccontato fino adesso, fino alla storia dei figli di Noè, riguarda un certo mondo. Ci viene presentato il mondo, l'universo, l'universo nostro, quello terreno, la storia dell'umanità in una chiave che è del tutto diversa da quella che compare da adesso in poi; la generazione dopo il diluvio cambia radicalmente la visione che noi abbiamo del mondo secondo quello che ci ha raccontato. Prima il mondo era tutto diverso, il nostro mondo quello in cui siamo immersi ancora oggi. La storia comincia con la Torre di Babele.
E questo mondo è connotato da alcuni elementi, per esempio ci sono delle questioni di carattere meteorologico: il succedersi delle stagioni, il caldo, il freddo, l'uomo che si macchia di peccati più o meno gravi, la corruzione, lo spargimento di sangue, ecc. Prima c'era un altro mondo che era completamente differente da quello che ci viene raccontato adesso. Qualcuno dice un mondo dei sogni.
La storia dell'umanità ci viene presentata dal Testo biblico con due visioni diverse, con lo spartiacque del Diluvio: prima del Diluvio c'era un tipo di mondo, dopo il Diluvio comincia il nostro mondo, quel mondo nel quale siamo ancora immersi noi.
Il fatto che qua ci dica che tutta la terra aveva una sola lingua e parlava un solo linguaggio è negativo o positivo? A prima vista può sembrare bello, perché è una aspirazione che abbiamo anche noi oggi, tanto che abbiamo inventato la lingua universale, l'esperanto. Comprenderci è una aspirazione che noi abbiamo; mentre Dio fa proprio il contrario. Prima era tutto bello e Lui li disperde e non si capiscono più l'un l'altro! Sembra che abbia fatto qualcosa di negativo: si stava così bene quando io parlavo con chiunque e quello mi capiva e viceversa, mentre io oggi attraverso un fiume, un mare, un lago e non mi capiscono più.
Quando leggo questo racconto, come tutti i racconti della Bibbia, non mi interessa il racconto di per se stesso, se sia veramente successo o no, se ha un fondo storico o non ce l'ha; questo non mi importa un granché, mi interessa piuttosto sapere cosa imparo io di qua, cosa vuole dirmi il Testo raccontandomi questa cosa. Mi chiedo, magari, se la situazione che mi presenta va vista in positivo o no.
Tutti pensano che Dio scende, vede e non è contento per niente di questa faccenda che la gente faccia la città e la torre di Babele e li disperde quasi come punizione; ma è proprio così?
Se notate bene, nel Testo non c'è una parola di rimprovero, ci sono delle constatazioni. Dio dice che loro stanno facendo questa cosa e sono sollecitati a farla per il fatto di parlare la stessa lingua e dice: "Ora che faccio io? Gli cambio le carte in tavola". E' una punizione questa o no? E' una domanda che ci poniamo.  Dipende dai punti di vista.
Qualcuno dice che parlare tutti lo stesso linguaggio è la prima fase della dittatura, quando c'è questa forma di omologazione e tutti pensiamo allo stesso modo. "Facciamoci un nome": è la gente che dice questo o chi ha avuto l'iniziativa? Uno che ha detto: "Io voglio farmi un nome, sarò il grande dittatore".
Il Testo mi vuole insegnare come sono sorte le lingue nel mondo? È questo che mi vuole insegnare? Risponde alla domanda come mai la gente parla lingue diverse? O mi vuole insegnare qualche altra cosa attraverso questo racconto? Per esempio una cosa che il Testo non dice, ma che io devo capire da solo e cioè che Dio ha in odio la superbia, per cui, se uno vuole farsi un nome, Dio gli sovverte i suoi piani.
O potrebbe esserci anche un altro tipo di insegnamento: noi uomini progettiamo, cerchiamo di fare e disfare ecc, ma il regista finale è il Signore Iddio. Noi possiamo fare tutti i progetti che vogliamo, ma alla fine chi comanda è un Altro.  E' questo che mi vuole insegnare ? Otutto questo? O niente di questo? E c'è qualcosa d'altro che mi vuole insegnare?

Io penso che questo racconto della costruzione della torre è importante, è interessante e bello, anche da raccontare ai bambini, perché fa impressione.
Noi la torre ce la immaginiamo, ma credo che nell'ambito della economia del Libro della Genesi sia meno importante e ci sono delle cose più importanti.
L'episodio della Torre di Babele può anche farci capire che Dio ha un progetto e Lui vuole che la gente si differenzi, perché l'omologazione non va bene e quindi tutto questo racconto in forma quasi scherzosa, in cui sembra quasi che Dio ci prenda in giro.
Un'altra delle indicazioni che sicuramente risulta da questo brano è una forma di critica nei confronti del mondo mesopotamico. La Mesopotamia antica era famosa per le grandi città e le grandi costruzioni soprattutto di carattere religioso, costruzioni delle quali gli antichi babilonesi erano molto, molto orgogliosi; cosa che poi è stata ereditata dai Romani e in qualche modo anche da determinati aspetti del cattolicesimo, tipo la grande cattedrale, qualcosa che deve ergersi.
I Babilonesi volevano farsi un nome e pensavano che questo nome sarebbe stato tanto più grande, quanto più grande sarà la città e quanto più alta sarà la torre.
Non dimentichiamo un altro aspetto linguistico, perché gli aspetti linguistici sono fondamentali. Il Testo biblico ci dice che il nome Bavel viene da una radice ebraica che vuol dire confondere, disperdere. In realtà, se noi prendiamo questa parola nella sua etimologia semitica, ci fa venire in mente un'altra cosa: bab-el secondo la lingua semitica vuole dire la porta di Dio. E' Dio quasi che li prende in giro, come se dicesse: "Voi volevate fare una porta di Dio, cioè avere uno spazio che vi desse accesso alla divinità ed io vi faccio una grande confusione. Questo vostro ardire di arrivare fino al cielo è un qualcosa che non avrà realizzazione".
C'è da ricordare che mentre molti racconti della Genesi, tipo il Diluvio, Adamo ed Èva trovano analogie in antichissimi racconti ancestrali babilonesi e non solo babilonesi, (del Diluvio, per es., si parla in tradizioni diversissime anche in America), della storia della Torre di Babele pare non ci sia un corrispettivo nella antichissima tradizione semitica.
C'è un altro elemento di carattere linguistico: l'autore che scrive queste cose è anche influenzato da aspetti di carattere letterario. Nella letteratura ebraica e semitica un artifizio letterario per attirare l'attenzione della gente è la allitterazione: cioè adoperare delle parole in cui ci siano un po' come degli scioglilingua, la comparsa ritmica di determinate lettere o di determinate sillabe. Pensate: Bavel Babele, levenìm i mattoni, even pietra, livuòt, c'è di nuovo la bet e la lamed. E ancora, oltre a queste allitterazioni con la lettera bet e la lettera lamed, compaiono delle allitterazioni con la lettera shin. Non so se lo avete notato, è difficile vederlo senza leggere il testo in ebraico. Veroshò hasshamaim (la sua cima deve essere nel cielo) e ci facciamo un nome, shem: venaase lanu shem.
E ancora: Vennavelah sham sefatane asher loishmehu ish sefatrehehu; sono le parole di Dio: "Confondiamo là sham sefatam la loro lingua, asher che, in modo che loishmehu non ascolteranno ish ognuno sefatrehehu la lingua del suo compagno.
Quindi sono dei giochi di parole che fanno parte dell'antica letteratura, ma che potevano anche avere la funzione di aiutare  a ricordare meglio i Testi, che, originariamente, non erano scritti, ma venivano trasmessi oralmente.
Quando noi ci poniamo il problema di cosa sono questi levenìm, ci troviamo davanti a tutta una letteratura. Levenìm viene da lavan, bianco: forse perché si trattava di qualcosa fatto con la calce che aveva un colore bianco. E comunque fanno venire in mente il verbo livnot, costruire, e quindi rimanda al materiale da costruzione.
Ma non credo che qui il Testo biblico ci voglia insegnare perché hanno inventato i mattoni. Tenete conto che hanno detto, all'inizio del racconto, che erano in una pianura e in pianura non ci sono le pietre e quindi dovevano inventare qualcosa per costruire: non abbiamo del materiale e quindi raccogliamo della polvere, della pomice, quello che volete voi.
Nel linguaggio biblico poi, nell'economia generale del Testo biblico, i mattoni fanno subito venire in mente altre cose: i mattoni che gli Ebrei costruivano in Egitto ai lavori forzati per costruire le piramidi o le altre costruzioni egiziane.
Oppure anche quel passo difficilissimo della teofania, della manifestazione di Dio sul Sinài: a un certo punto è detto che glia anziani di Israele videro Dio di Israele - spaventoso! hanno visto il Dio di Israele! E il testo dice che sotto i Suoi piedi c'era una pavimentazione di biancore di zaffiro. Ovviamente non sappiamo se questo biancore di cui si parla è il biancore dei mattoni, se i mattoni sono il piedistallo sopra il quale sta Dio. Dio è assiso sopra un trono che è collocato sopra dei mattoni!? Io vi pongo dei problemi, non si capisce bene. C'è una quantità di sollecitazioni che noi non riusciamo a capire bene.
Quando il Testo biblico ci da delle notazioni di carattere fisico non sono mai irrilevanti. Il nostro racconto dice, ad es. che vennero dall'oriente; ma vuol dire "pervenuti dall'oriente" o "da prima"? E dice ancora che arrivarono in una pianura, ma se non era una pianura cambiava qualcosa? Che senso ha, cosa ci insegna il fatto che sia pianura? Forse è fenditura, spartiacque, o forse non c'era materiale da costruzione e hanno dovuto inventarlo. Vedete?, c'è tutta una serie di provocazioni che il Testo ci dà per cercare di capire qualcosa.
Volevo farvi osservare che secondo qualcuno questo passo è strumentale da parte di Dio per insegnarci una forma di contrarietà nei confronti del concetto della città. La città è un qualcosa di negativo per gli esseri umani: la città è la sede della corruzione, del pettegolezzo. Chi vive in città, nella visione della Bibbia, è un perdigiorno, perché la funzione dell'uomo è nei campi, ognuno sotto la propria vigna, ognuno coi propri animali. La città è quel luogo nel quale la gente non fa niente di produttivo e nel quale vengono intensificate le sue qualità negative; in città si sta molto insieme, si parla ed abbiamo più occasioni di fare del male, invece quando siamo dispersi abbiamo più tempo per riflettere e coltiviamo il nostro campo, le nostre attività e vengono meno fuori i nostri elementi negativi. Nel Testo c'è sicuramente questa contrarietà nei confronti della città.
Tenete conto, e spesso sfugge leggendo questo passo, che la conseguenza dell'intervento di Dio che ha fatto sì che non si capissero più, non è stato che non hanno costruito la Torre, ma che Dio li disperse su tutta la faccia della terra e cessarono di costruire la città. Non parla della Torre, che loro volevano costruire; ma quello che Dio voleva era che smettessero di costruire la città. La Torre è abbastanza irrilevante, quello che Dio non vuole è che siano tutti concentrati topograficamente, geograficamente in una città; la città non va bene, quindi la gente va dispersa. Questo elemento lo troviamo in altri passi in cui si vede che la città è considerata qualcosa di estremamente negativo.
C'è poi una delle tante interpretazioni, in chiave ebraica questa volta. I nostri commentatori medioevali si domandano cosa ci fosse di male a costruire questa torre, che era solo un progetto di arrivare al cielo e farsi un nome e perché fosse così negativa una cosa di questo genere. In fondo c'è di peggio nella vita: io considero più dannoso uno che ammazza un altro, va a rubare, è corrotto, piuttosto di un tale che si diletta a fare costruzioni e vuole farsi una fama, non è l'ideale però c'è di peggio!
Qualcuno dice -badate, sono interpretazioni! - che il progetto dell'uomo era di arrivare al cielo forse per una mancanza di fiducia in Dio. Si ricordavano del Diluvio e gli veniva il dubbio che questo Dio strano, che nel passato li aveva messi tutti a bagno, potesse fare ancora qualcosa di simile. E allora progettano una torre, per arrivare fino al cielo, così ha voglia di piovere, piova quanto vuole, e noi saliamo su e ci salviamo. Senza tenere conto che Dio aveva promesso che non avrebbe più distrutto la terra con l'acqua ed è qui la mancanza di fiducia. Ma è una interpretazione, perché se Dio vuole distruggere l'umanità, può servirsi dell'acqua come di qualsiasi altra cosa.
Lo aveva fatto persino Faraone il quale, più intelligente degli uomini di questa generazione, aveva ragionato in questo modo quando ha deciso di distruggere gli ebrei che erano in Egitto e si è servito appunto dell'acqua. Ma poi vediamo che Dio punisce con la stessa moneta con la quale uno ha fatto il peccato, come dice il proverbio: "Chi di spada ferisce di spada perisce". Faraone, ricordando la promessa di Dio, è sicuro che non sarebbe stato punito da Dio con l'acqua, perché Dio aveva giurato di non distruggere più l'umanità con l'acqua. Ovviamente questo ragionamento di Faraone è inventato! E non aveva tenuto conto che Dio aveva giurato di non distruggere più tutta l'umanità con l'acqua, ma una parte si poteva anche riservare di distruggerla!
Un altro elemento che i nostri maestri sottolineano è la modalità in cui era costruita la Torre; ripeto: è invenzione questa. Comunque dicono che era cosi congegnata: aveva sette scale di accesso da una parte e sette scale di accesso da un'altra. Sette è un numero importante. Come funzionavano le cose? C'erano questi uomini volenterosi che dalle prime sette scale portavano i mattoni in cima e dopo avere portato i mattoni scendevano dalle altre sette scale per non intralciare il lavoro. Ma succedeva questo: se cadeva un mattone, tutti stavano a piagnucolare, perché il lavoro subiva ritardi, ma se cadeva una persona non importava a nessuno. E' il disinteresse per la vita dell'uomo e viceversa il grande interesse per gli aspetti tecnologici. Se cade un mattone perdiamo tempo, non stiamo nella tabella di marcia, se cade una persona ce ne sono tante, una di più una di meno. Quando noi poniamo tutto il nostro interesse nella tecnologia, nel realizzare un qualcosa di gigantesco, l'essere umano assume meno valore di prima, viceversa diamo grande valore ad altre cose, che non dovrebbero averne.
Questi sono dei tentativi fatti dai nostri maestri per dare una risposta alla domanda che cosa ci fosse di male nel voler fare la Torre, nel volersi fare la fama, nel voler arrivare al cielo. Tanto, al Cielo, non ci arriveranno mai; faranno dieci piani, cento piani, mille piani?
Il guaio era quello che stimolava gli uomini a fare delle cose in chiave negativa, era il fatto di avere una stessa lingua e soprattutto: devarim hassadim, uniche parole. Cioè avevano poche parole, avevano poco da dire, c'erano pochi progetti, poche idee e questo era dovuto al fatto che erano tutti assieme e quando siamo tutti assieme siamo trascinati dalla corrente. Dio invece ha come piano la dispersione degli uomini sulla terra perché vengano create delle realtà diverse, non in contrasto, ma in dialettica fra di loro. La funzione degli uomini non è quella di essere tutti uguali, ma di convivere nella diversità.
Poi ci sono tutte le considerazioni di carattere ideologico politico, quindi qualcuno, (non sono certo io a dirlo!), dice che questa è una pagina in contrasto col totalitarismo, col conformismo e non c'è niente di peggio per l'umanità che una unità imposta. Stiamo tutti insieme, stiamo tutti nella stessa città e quindi tutti devono essere inquadrati e la Torre potrebbe essere un simbolo di una pace universale imposta in qualche modo da un potere assoluto. E' un pericolo grave questa forma di collettivismo ideologico nel quale noi ci riconosciamo perché è più facile vivere quando ci vengono date delle istruzioni su come agire: tu non devi pensare, ci penso io, tu devi solo seguire la massa, perché c'è qualcuno che pensa per gli altri, che può essere il duce, il capo il dittatore, tutto quello che voi volete. E' qualcosa che noi facciamo volentieri e demandiamo agli altri tutte le responsabilità.
Tenete conto che il Testo della Bibbia dice questa espressione che è molto significativa: "L'istinto del cuore dell'uomo è cattivo fin dalla sua fanciullezza". Noi abbiamo dentro di noi degli elementi negativi che, stando tutti insieme, aumentano; questa negatività che ognuno ha dentro di sé, stando insieme, invece di diminuire, si moltiplica. L'unico rimedio contro questa situazione è una società pluralistica nella quale ci sono tanti piccoli gruppi di potere, ognuno dei quali è negativo, perché qualunque piccola società ha un suo potere, una sua organizzazione che è caratterizzata da forme di corruzione: non c'è potere senza corruzione. Però i tanti singoli poteri in qualche modo si elidono uno con l'altro. Se si mettono insieme è finita, e credo che la Storia queste cose ce le abbia insegnate più volte. Questa indicazione è in qualche modo contro corrente perché tutti continuano a dire: "Come sarebbe bello un mondo completamente unificato!". Proprio per niente! Ve lo immaginate un mondo in cui tutti pensano allo stesso modo, in cui tutti abbiano la stessa religione, abbiano la stessa lingua, lo stesso modo di pensare, di mangiare?! E' bello solo teoricamente.
Ecco, io vi ho proposto queste considerazioni molto generiche, ma soprattutto quello che mi ripromettevo nel dirvi queste cose era questo: di imparare a leggere il Testo biblico con occhi sempre nuovi. Quando voi affrontate un passo qualsiasi dimenticate tutto quello che avete saputo fino ad allora, perché le tradizioni, le religioni qualche volta, oppure il modo di porgere certe cose, ci hanno in qualche modo condizionati a vedere con un'ottica tutta particolare il Testo biblico. Voi dovete abituarvi, questo è un consiglio che vi do, a leggere sempre con occhi nuovi, come se diceste: "Io non so niente, io voglio capire!".
La domanda che ci si pone leggendo questo passo, è cosa c'è di negativo qua e se poi tenete conto di quello che è successo dopo, per es. con Sodoma e Gomorra che costringono Dio ad intervenire. Altro che costruire torri! A Sodoma e Gomorra c'era una società che era fondata sulla intolleranza e sul delitto. Perché Dio decide di distruggere Sodoma e Gomorra? Perché c'era una società organizzatissima, almeno questo ci dice il Testo biblico: le cose funzionavano particolarmente bene, c'era un controllo molto intenso sulla vita della città, le strade erano pulite, i treni arrivavano in orario, tutto funzionava particolarmente bene. Vista dal di fuori: ma che bella città ordinata! Ma quando arrivano quei messaggeri in visita da Lot, gli abitanti di Sodoma dissero: "Chi sono questi stranieri?, che sono venuti a fare?, cosa vogliono? Noi stiamo bene, non vogliamo nessuna interferenza da fuori, nessuno ci deve insegnare assolutamente niente e chi viene qua dal di fuori faccia il piacere di andarsene alla svelta e che non passi la notte qua perché noi stranieri non li vogliamo fra di noi, sono un turbamento alla nostra vita disciplinata".
C'è quel passo in cui Dio dice : "Voglio scendere a vedere se corrisponde al vero il suo grido". Il suo grido è al femminile, il grido di lei; qui non riusciamo a capire di quale grido si sta parlando. Si sta parlando del grido della città? La città gridava, piangeva, esclamava? Sembra proprio di no, la città era organizzatissima, tutta pulita, tutta bella, tutta disciplinata.
I nostri maestri inventano, ma credo che penetrino nel testo e dicono che davvero c'era una donna che gridava e per questo "il suo grido" è al femminile. Pare che fosse entrato un poveraccio, una specie di barbone in città e una ragazza impietosita da questo barbone segretamente pare gli portasse dei pezzi di pane alla sera perché mangiasse. Lo faceva segretamente, perché era proibito aiutare lo straniero; lo straniero deve andarsene, esteticamente non è bello. Quando gli abitanti di Sodoma si sono accorti di questo fatto, cioè che lo straniero non se ne andava e sopravviveva perché qualcuno lo aiutava e hanno scoperto chi era, hanno sottoposto la ragazza ad una punizione esemplare e allora questo era il grido che proveniva da Sodoma, il grido della ragazza che chiedeva a Dio conto di questa situazione.
Questo per dirvi che a Sodoma sembrava tutto bello, ma c'era, in realtà, una forma di pseudo disciplina. Vi ricordate quale era l'impostazione di Sodoma ? Quando arrivano i messaggeri che vanno da Lot che li accoglie secondo la tradizione abramitica, offre loro da mangiare e da dormire e loro rifiutano perché sapevano di mettere a repentaglio la sicurezza di Lot, ma Lot insiste e infatti gli abitanti di Sodoma circondano la casa e dicono a Lot: "Tiraci fuori questi stranieri e li conosceremo". Li conosceremo in chiave biblica, non so se vuole dire: "Vogliamo vedere la carta di identità, i passaporti", oppure se è conoscere in senso biblico: "Li violenteremo". Il conoscere, infatti, ha anche una accezione sessuale nel testo biblico.


Quindi gli abitanti di Sodoma erano convinti di fare quello che gli pareva con gli stranieri, perché non hanno diritto a nessuna tutela. E cosa dice Lot a loro? La sua risposta dimostra come fosse immerso anche lui in quella città schifosa; infatti dice: "No, se ve li consegnassi verrei meno alle leggi dell'ospitalità, però ho due figlie che non hanno conosciuto uomo, vi do quelle" . Arriva al punto di offrire in pasto a quei selvaggi le sue due figlie per non tradire l'ospitalità allo straniero. Pensate a che punto siamo arrivati, e questo era Lot, il migliore. Se quello era il migliore, figuriamoci il peggiore!
A fronte di questa situazione io dico che quella sì era corruzione, che era delitto, che era una società che meritava di essere distrutta; però se leggo il testo della Torre di Babele non mi pare che abbiano fatto grandi cose, salvo i piccoli errori di avere questa mania per le costruzioni.
Quindi torno a quello che dicevo all'inizio e cioè che l'episodio della Torre di Babele di per se stesso non dice un gran che, ma piuttosto ci dà una fotografia di come si sta lentamente corrompendo il mondo. Prima c'era un mondo in qualche modo idealizzato, dove le leggi della natura funzionavano in un altro modo, poi comincia la nostra storia, con questi che forse si guastano per piccole cose e fra le righe si scorge anche il sorgere della dittatura.
C'è un personaggio, Nimrod, del quale si dice che è stato il primo grande eroe, prode davanti a Dio. Anche in questo caso il Testo biblico ci pone un test. Cosa vuol dire "prode davanti a Dio"? Vuol dire che era un prode persino agli occhi di Dio e perciò Dio riconosceva il suo valore, la sua prodezza, il suo eroismo? Oppure vuol dire che era prode davanti a Dio, contro Dio, il primo che fa il dittatore? La parola davanti, nel Testo biblico neghed, ha sempre due significati: può volere dire davanti, di fronte, ma anche in contrasto.
Voi leggete il Testo e non lasciatevi influenzare da quello che sapete prima, se poi volete approfondire fatelo dopo, cercate di farvi una vostra idea, leggetelo magari più volte, poi quando vi siete fatti una idea confrontatela con quanto vi dicono i vari interpreti, che sono sicuramente degni di ogni considerazione, ma non dovete lasciarvi fuorviare da interpretazioni che qualcuno vi suggerisce. Noi siamo tentati di fare questo, perché siamo pigri; insomma, se qualcuno ci dà la minestra già pronta, non dobbiamo faticare a prepararcela.
La cosa fondamentale rimane sempre quella di cercare di capire che cosa il Testo sacro vuole dire a me, oggi, come vuole insegnare a comportarmi nella mia vita.


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