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GIOELE E IL GIORNO DEL SIGNORE
(Rav Luciano Meir Caro)


Sappiamo che nel testo ebraico abbiamo i profeti anteriori e i profeti posteriori, maggiori e minori. I profeti maggiori sono Isaia, Ezechiele, Geremia, autori di libri molto ampi. I profeti minori non sono meno importanti, ma sono detti minori perché hanno scritto libri di pochi capitoli, per cui tutti e 12 sono stati raccolti in un unico libro in successione "cronologica", ma non è facile appurare se questo criterio sia realmente stato applicato. Ad ogni modo i primi nove profeti minori si dice che rappresentino la profezia del Primo Tempio (quello di Salomone, distrutto da Nabucodònosor nel 589 a. e. v.); gli ultimi tre, fra cui c'è Gioele, invece rappresenterebbero la profezia del Secondo Tempio (quello distrutto da Tito nel 70). Di più non sappiamo di Gioele.
Un midrash sostiene che fosse figlio del profeta Samuele, e quindi sarebbe da collocare nell'XI secolo a.e.v., altri invece sostengono che fu uno degli ultimi profeti. Dunque l'attribuzione temporale è molto varia, c'è un arco di mezzo millennio fra la cronologia midrashica e quella che lo colloca nel VII o VI secolo.
Nel primo versetto del libro di Gioele troviamo queste parole: "Parola divina rivolta a Joel, figlio di Pathuel", ma anche di questo Pathuel non si sa nulla.
Il Libro di Gioele è scritto in modo abbastanza semplice, ci sono descrizioni della natura, e questo fa pensare che Gioele fosse vicino alla vita agricola.
In sostanza il nocciolo delle sue poche pagine è l'ammonizione al popolo ebraico che nel YOM HASHEM (il giorno del Signore) ci sarà una severa punizione per le sue colpe. Ma saranno puniti anche i popoli che hanno fatto del male a Israele. I popoli infatti sono lo strumento di cui Dio si avvale per punire Israele, ma saranno puniti anch'essi per il troppo zelo messo nel peseguire questa punizione.
Nel giorno della punizione si scatenerà una terribile invasione di cavallette: si tratta di un flagello naturale o simbolico? La domanda è aperta. Queste cavallette poi verranno dal Nord. Bisogna sapere che nelle visioni bibliche il Nord è il punto cardinale da cui vengono tutte le catastrofi, tutte le sciagure per il popolo d'Israele. Molti i profeti lo dicono. Questo avviene forse per motivi storici (infatti le più gravi invasioni del paese sono sempre venute da Nord) o geografici: infatti a Nord di Canaan ci sono le montagne del Libano, una barriera naturale sconosciuta e misteriosa, da cui ci si possono attendere pericoli nascosti, il male può venire senza che possa essere previsto. Nord in ebraico si dice TSAFON (tsade, peh, waw, nun), radice che significa letteralmente: "ciò che è nascosto".
Le cavallette sono animali che distruggono tutto, potrebbero anche simboleggiare una popolazione ostile che invade Israele e lo mette a sacco distruggendolo totalmente.
La profezia ha la proprietà della polivalenza: cioè quella di non riferirsi soltanto a un singolo episodio, ma a disgrazie o calamità che possono accadere in tutti i periodi della storia, come punizioni in occasione del cattivo comportamento del popolo; dunque sarebbe come dire: "State attenti, non deviate, altrimenti Dio vi manderà gravi castighi".
C'è un Dio unico che ci ha dato insegnamenti per il nostro comportamento. Il nostro comportamento avrà delle conseguenze, punizioni o premi, ma non si sa quando e se riguarderanno solo il singolo o tutta la collettività. Ognuno deve sapere che il suo comportamento compromette la società intera.
Dunque Gioele parla di punizioni gravi che valgono sempre se ci si comporta male. Nonostante questo, Dio, per una precisa volontà sua, fa in modo che il popolo ebraico sopravviva sempre a ogni catastrofe storica. Ma questo è un premio o una punizione? Potrebbe essere interpretato in tutti due i modi. Gli ebrei sopravvivono o sono condannati a sopravvivere? Gli altri popoli a un certo momento perdono le loro radici e si assimilano ad altri popoli, scompaiono con la loro lingua e i loro costumi. La sopravvivenza degli ebrei nella storia è un caso unico, come se fossero condannati a portarsi sempre appresso il loro retaggio di sofferenza.
Chi ha sostenuto ciò in modo elaborato è stato lo studioso Umberto Cassuto, di Firenze, che negli anni 20 del Novecento, avendo compreso prima di tanti altri il pericolo incombente, emigrò in Palestina, adattandosi a gravissimi sacrifici, alla povertà, riducendosi, lui grande professore universitario, a insegnare come maestro nelle scuole elementari. In seguito diventò un grande studioso che rivoluzionò lo studio della Bibbia, ma da molti fa condannato per la sua "modernità". Sosteneva che la lettura della Bibbia si deve fare su due piani: il primo ha lo scopo di riconoscere i dettami dati da Dio agli uomini. Nel secondo si deve procedere con l'atteggiamento freddo e distaccato dello studioso, per capire meglio il testo biblico, comparandolo con le altre discipline, la storia, l'antropologia, la geografia, e anche con la letteratura semitica antica.
A proposito delle cavallette Cassuto dice che sono sempre state considerate una manifestazione della collera divina contro chi la merita. Le cavallette infatti sono anche una piaga d'Egitto. Le cavallette di Gioele hanno mutazioni anche di tipo zoologico. Ai tempi della Bibbia le cavallette si mangiavano, ma si distinguevano 4 tipi di cavallette, di cui uno era commestibile, gli altri tre no. Anche oggi questo cibo è comune nello Yemen.
Un altro elemento da considerare è che, dice Gioele, resteranno in vita quei popoli che riconosceranno i loro errori e l'esistenza di Dio. Il capitolo 3 inizia così:
"Io verserò il Mio spirito su ogni carne, tanto che i vostri figli e le vostre figlie acquisteranno qualità profetiche, i vostri anziani avranno sogni premonitori e i vostri giovani visioni profetiche. E anche sugli schiavi e sulle schiave verserò in quei giorni il Mio spirito. Produrrò dei chiari seguii in cielo e in terra: sangue, fuoco e colonne di fumo. Il sole si muterà in oscurità e la luna in sangue all'approssimarsi del giorno del Signore grande e terribile. E avverrà che solo chi invocherà il nome del Signore si salverà, poiché sul monte di Sion e a Gerusalemme vi sarà scampo, dice il Signore, solo per quei superstiti che Dio avrà prescelto."
Dunque la punizione è preceduta da eventi strani. Qualcuno ci vede ciò che precederà i tempi messianici, sangue, fuoco e distruzione, le cosiddette "doglie del Messia".
"Solo chi invocherà il nome di Dio..."; siccome alla fine del cap. 2 Gioele parla di un risveglio della natura, protetto da Dio che manderà le piogge autunnali e primaverili, questo sembra voler dire che, dopo il risveglio della natura, ci sarà un elemento di spiritualità. La frase evoca il passo di Numeri in cui si parla dei 72 anziani. Mosè si era lamentato con Dio per il troppo gravoso impegno di esercitare da solo la giustizia in Israele. Dio lo accontenta permettendogli di scegliere 72 anziani perché condividano con lui la conduzione del popolo. Se questo rappresenta per Mosè un aiuto, è anche una perdita di parte della sua autorità, una sorta di punizione.
Dunque Gioele preconizza il risorgere della natura, della spiritualità, cosa che poi si muterà in una punizione. Ma non è sempre chiaro a che cosa si riferiscano le parole di Gioele.
Nel cap.4 leggiamo: "In quei giorni e in quel tempo, quando farò tornare gli esuli da Giuda e da Gerusalemme, radunerò tutti ipopoli, facendoli scendere nella valle di Jehoshafat, e là li giudicherò per il mio popolo e per il mio retaggio, Israele, che hanno disperso tra le genti, dividendosi la mia terra".
Che significa? Giosafat vuol dire in ebraico: "Dio giudica". Si tratta di una vera località geografica oppure è simbolica? Adesso questa valle esiste, è a destra del torrente Cedron, ed è rimasto nella fantasia popolare come luogo del giudizio.
Ci sono poi in Gioele reminiscenze di altri profeti. Le parole del cap. 4 v. 10 : "Spezzate le vostre zappe e fatene delle spade, le vostre falci e fatene delle lance" fanno pensare alla profezia di Isaia (2,4) "Spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci", ma al contrario. Quasi a sottolineare che c'è un tempo in cui bisogna predisporsi alla guerra e trasformarci in eroi. E un altro tempo in cui possiamo dedicarci alle opere di pace. Non sappiamo se Gioele conoscesse Isaia, o viceversa. Può anche darsi che tutti e due i profeti hanno attinto a una stessa fonte precedente.  
Certe espressioni di Gioele sono entrate nella liturgia delle feste ebraiche: "Anche ora, dice il Signore, tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuno, con pianto, con manifestazioni luttuose. Lacerate il vostro cuore e non i vostri abiti, tornate al Signore vostro Dio che è pietoso e misericordioso, paziente, benevolo e sollecito al perdono. E chissà che non ritorni sui suoi propositi, sì che ne derivino benedizioni, offerte e libagioni al Signore vostro Dio".
Le feste nella cui liturgia si trovano queste espressioni di Gioele sono Rosh ha-Shanà (capodanno) e Kippur (giorno dell'espiazione).
L'espressione: "Non stracciatevi le vesti, ma il cuore", significa che dobbiamo comprendere la gravità del male fatto non esteriormente, ma con la parte pensante di noi, cioè col cuore. Ai tempi biblici il cuore era considerato la mente, la parte pensante, raziocinante, mentre la sede dei sentimenti era l'intestino (infatti esso si torce in occasione di forti emozioni). In ebraico cuore si dice LEV o LEVAV. Secondo la Ghematrià, cioè il valore numerico attribuito alle lettere dell'alfabeto, le due lettere di LEV, cioè lamed e bet hanno come somma numerica 32. La cabala dice che le strade o le facoltà che ci servono per conseguire la saggezza sono appunto 32. Inoltre beth e lamed sono la prima e l'ultima lettera del Pentateuco, che comincia con la parola BERESHIT e termina con la parola YSRAEL, come a sottolineare che il contenuto della Torah è comprensibile col cuore, non solo dal principio alla fine, ma anche dalla fine al principio.
Noi ebrei in un anno leggiamo tutto il Pentateuco. La lettura dell'ultimo brano è seguita immediatamente dalla lettura del primo. Tutto questo significa che quando si legge la Bibbia bisogna mettere in funzione tutte le nostre facoltà.


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