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Magia ed ebraismo
(Rav Luciano Caro)


Parto da alcune premesse. Sono sicurissimo di questo fatto: che molti di voi resteranno delusi, perché chissà cosa vi aspettate da me, mentre io vi proporrò una serie di considerazioni, poi le conclusione eventualmente le traete voi. L'argomento è molto ampio e può essere visto da tante angolature. Debbo dire subito che, in realtà, il mio discorso potrebbe essere molto breve, perché la magia non è ammessa dal mondo ebraico e anzi è combattuto molto aspramente, quindi a questo punto potremmo finire.
Cercherò di soffermarmi su degli aspetti che non sono magici, ma si avvicinano abbastanza alla magia. Era caratteristico degli uomini primitivi vedersi circondati da forze occulte che potevano essere positive o negative; in realtà questo vale anche per l'uomo di oggi, perché tutti i giornali, la tv, ecc. sono pieni di tutte queste sciocchezze degli oroscopi, ecc. e se le pubblicano, vuol dire che qualcuno le legge e perciò o ci vuol credere, o fa finta di crederci e, in qualche modo, non lo disturbano più di tanto.
  Allo stesso modo è diffuso il concetto che su queste forze si possa agire o mediante determinati atteggiamenti o mediante parole magiche o formule. Queste azioni messe in atto dagli stregoni, allo scopo di dominare e di ribaltare queste forze nella direzione che ci è più congeniale, di solito hanno il fine di ottenere benefici; io cerco di manipolare queste forze occulte per ottenere un vantaggio personale. Oppure possono anche avere lo scopo di ottenere un maleficio nei confronti di qualcun altro. Terzo elemento: possono essere usate come difesa da malefici e sortilegi che qualcuno può aver fatto nei nostri riguardi.
  Nel  mondo antico questa cosa pare che fosse molto diffusa in un primo tempo presso determinate caste, nella Persia; chi si occupava di queste cose veniva chiamato col termine magoi, da cui deriva la nostra parola maghi. Questa espressione è passata poi nel linguaggio rabbinico ebraico, dove si parla di magoshìm, cioè quei personaggi capaci di dominare e avere influenze su queste forze; il termine tecnico classico, invece, è chisshuf, che pare provenga da una radice che indica il soffiare su qualcosa (originariamente sembra si partisse dal bisbigliare qualcosa sopra una ferita o un malato). Da qui deriva anche il termine mekasshef, mago, stregone, adoperato sia nel testo biblico, che nella letteratura rabbinica seguente. Nel libro dell'Esodo troviamo questa espressione: "La maga, la stregona non farai vivere" e non è chiaro se questo testo vuol dire che bisogna uccidere la strega, oppure che non bisogna darle corda, cioè possibilità di lasciarle continuare la sua attività, andando da lei. Il testo biblico parla di strega e non di stregone, perché pare che queste arti siano più congeniali alle donne, all'essere femminile; non so se sia così anche adesso.
  Non vorrei parlare solo in negativo di questo tema della magia, della stregoneria, nel senso che, quanto meno all'origine, doveva esserci qualcosa di positivo; il confine tra l'astrologia e l'astronomia e altre scienze era abbastanza vago, quindi di solito chi studiava le influenze degli astri, ne studiava anche i movimenti e pensate quante interferenze possono esserci tra lo studio della stregoneria, soprattutto per quanto attiene l'influenza degli astri e i loro movimenti e la meteorologia, o la medicina, la botanica. Chi esercitava questa professione costituiva una specie di casta, rispettata e temuta; era una professione vista con una certa simpatia dalla gente e che godeva di certa considerazione.
  Negli scritti riguardanti l'argomento si distingue tra MAGIA BIANCA e MAGIA NERA. La magia bianca è quella che si propone di sottomettere le forze occulte per il bene di qualcuno, mentre quella nera si propone di convogliare e adoperare queste forze per il male di qualcuno, o per difendersi dal male. La domanda originale era: queste forze astrali, questi astri, che si muovono nel cielo, hanno davvero un'influenza sulla vita dell'uomo? O quanto meno sullo svolgimento della natura? Se ci pensate bene, un po' sì, perché, non so, le maree sono determinate da determinate attrazioni tra gli astri; quindi non possiamo dire che siano assolutamente indifferenti. Oppure il fato stesso che la terra vive dei raggi solari, le stagioni e così via. Il problema è, se oltre queste cose di carattere fisico, ci sono anche delle forze spirituali occulte che possono avere influenza sul destino dell'uomo; su questo punto, ovviamente ci sarebbero tante cose da dire. Personalmente penso che sia qualche cosa del tutto irrilevante. Eppure, nonostante che la tradizione e la cultura ebraica sia stata sempre molto contraria a questo tipo di ragionamento, sussistono anche nel nostro mondo degli elementi che fanno supporre che forse qualcuno in parte ci preveda. Pensate alla famosa espressione diventata comunissima: mazal tov, usata per fare un augurio a qualcuno e che significa "buona stella, che tu abbia una buona stella o una buona costellazione". Vedete che siamo nel mondo degli oroscopi? Ti auguro che ci sia una stella che abbia su di te delle influenze benefiche per quanto riguarda la salute, la serenità e così via. E noi diciamo questa espressione con molta naturalezza, senza tener conto che, forse, dicendola, ci avviciniamo a un mondo pagano idolatrino, ma non c'è questa concezione. Piccola parentesi: sapete che questa espressione è adoperata anche nel mondo non ebraico da tutti quelli che si occupano direttamente o indirettamente del traffico dei diamanti. In questo mondo, molto chiuso, una specie di mafia, quasi, gli ebrei hanno una parte notevole nel commercio e nella lavorazione di queste pietre. Qui gli affari si fanno esclusivamente sulla fiducia; un tale va da un grossista e chiede di comprare un sacchettino di diamanti e dice: "Voglio 10 pietre di queste connotazioni"; quello te le prepara, te le dà e tu devi soltanto pagarle, senza neanche poterle vedere. Ma se uno imbroglia una volta, è finito per sempre e dovunque. Tutti gli affari si concludono con l'espressione mazal tov, anche se i due contraenti non sono ebrei.
Nell'ebraico biblico si trova il termine chochav che significa stella, mentre nell'ebraico moderno si usa questo mazal, che significa  costellazione o un gruppo di stelle molto vicine.
  Perché noi non accettiamo queste cose? Il discorso è sottile. Non viene mai negato che ci possano essere delle forze, dei fenomeni nel mondo che noi non siamo in grado di capire; quello che noi neghiamo, invece, è che queste forze abbiano una forza indipendente, perché tutto è assoggettato alla forza di Dio. E' Dio che manovra le forze della natura, quelle che noi conosciamo e anche quelle che noi non conosciamo, per cui l'atteggiamento dei nostri maestri è di accettazione nei confronti di cose che noi non riusciamo a capire, ma tutto è dipendente dalla volontà di Dio. Pertanto qualunque azione che sia finalizzata a determinare aspetti positivi o negativi nei confronti di qualcuno, manipolando queste forze, è considerata un'offesa a Dio, perché è Lui che decide cosa si deve fare; non sono io, che mediante determinate frase o azioni posso condizionare il verificarsi o meno di certe cose. Il regista, l'artefice, il sovrano assoluto è Dio.
  Ripeto: non viene negato che ci siano delle forze che noi non siamo in condizione di conoscere. Pensate al passo che scaturisce dal fatto di Mosè che si presenta al Faraone; prima di presentarsi al Faraone, Mosè aveva chiesto a Dio: "Se qualcuno mi chiederà la prova che sei Tu che mi hai mandato e non sono io che ho preso l'iniziativa di andare a liberare il popolo dalla schiavitù, cosa risponderò?"; Dio lo invita allora a prendere in mano il bastone e a gettarlo per terra ed esso si trasforma in serpente.

Tenete conto che il serpente nella mitologia egiziana, ma anche semitica, aveva un fortissimo significato; pensate ad Adamo ed Eva e tenete conto anche di un elemento linguistico e cioè che nachàsh significa "serpente", ma la stessa parola, con l'accento spostato e cioè nàchash significa "incantesimo, sortilegio" e così nachashìm può significare allo stesso tempo serpenti e incantesimi. Quindi il serpente ha tutta una serie di significati simbolici che a noi sfuggono. Cos'ha di così importante il serpente per essere l'animale che contraddistingue certe azioni di carattere magico? Non lo sappiamo. Comunque così avviene: Mosè getta per terra il bastone, che si trasforma in serpente e poi Dio gli dice, con una certa punta di ironia: "Adesso prendilo per la coda". Insomma, non è mica tanto igienico prendere un serpente per la coda, perché c'è la possibilità che il serpente morda. Mosè però lo prende e, nello stesso momento, quello si trasforma in bastone. Se non è magia questa! Probabilmente l'amico Mosè era un po' perplesso e così Dio gli suggerisce una seconda prova, quella della mano: gli fa introdurre la mano nell'abito e, ritiratala fuori, è tutta bianca e Mosè si spaventa, perché quel biancore è collegato a una malattia molto grave, identificata con la lebbra. Anche qui c'è una punta di ironia. Mosè viene sottoposto a questa prova, che lo spaventa, quasi come punizione, a dirgli che non avrebbe dovuto fare la domanda. Poi Dio gli guarisce la mano. Se leggete il testo dell'Esodo, che è stupendo e va gustato, non va letto così alla leggera, ma parola per parola; pensate che da questo passo della mano introdotta ecc. i maestri dicono che da qui si impara che Dio manda le cose positive prima di mandare quelle negative. Se Dio mi deve punire, lo fa con riluttanza, ma se mi deve premiare, lo fa più rapidamente. Cosa c'entra tutto questo discorso? Comunque, quando Mosè si presenta a Faraone e fa questo segno, pare che i maghi, gli stregoni egiziani, si siano messi a ridere, come se quelle cose fossero una sciocchezza per loro; infatti fanno lo stesso con i loro bastoni; solo che il serpente nato dal bastone di Mosè si mangia gli altri serpenti. Io non posso fare a meno di leggere questi passi sempre come un ulteriore esempio dell'ironia del testo biblico nei nostri confronti; ci prende in giro, qualche volta, o meglio, ci sottopone costantemente a dei test di intelligenza, quasi a domandarci: "Tu cosa avresti fatto? Come avresti interpretato questa cosa?".
Comunque la storia dei serpenti e così via è una delle dimostrazioni che non si nega che siano delle capacità di fare delle prove; quelli erano serpenti, o sembravano dei serpenti e vengono fatte delle cose, solo che la lezione che ne ricaviamo non è che il mago fosse capace di trasformare i pezzi di legno in serpenti, ma che è tutta volontà di Dio, che organizza le cose a suo piacimento. L'errore sta nell'attribuire a queste forze delle capacità proprie.
  Il testo biblico dice molto spesso, nei passi della Torah che non si devono fare le cose che fanno gli stranieri; queste azioni di stregoneria vengono chiamate "le cose abominevoli delle nazioni" e il riferimento è all'Egitto e anche ai Cananei. Piccolo inserto: mentre dell'Egitto sappiamo molto e gli studiosi sono tutti concordi nell'affermare che le attività magiche dell'Egitto erano diffusissime, le ricerche storiche archeologiche nei confronti dei Cananei non hanno dato molti risultati; il poco che è scaturito, nons embra offrire informazioni su questo settore.
  Vi ho già citato il passo biblico: "Non fare vivere la strega" e se andate a guardare nel Deuteronomio 18, 10ss. trovate: "Poiché tu stai andando verso la terra che l'Eterno ti dà, non imparare a fare tutte le cose abominevoli di quelle popolazioni; non si deve trovare in mezzo a te colui che fa passare suo figlio e sua figlia nel fuoco"; questo era il culto del moloch, un dio pagano cananaico, che consisteva nell'offrire a questo signore i figli come sacrificio e soprattutto i primogeniti. Si pensava che questo dio fosse particolarmente geloso e perciò occorreva offrire a lui il primo figlio, per poter conservare in vita quelli che sarebbero nati dopo. Il rito consisteva praticamente nel far ardere vivo il figlio. Il testo biblico dice che non deve esserci, in mezzo a Israele, chi fa queste cose e poi continua: "Colui che fa incantesimi…" e qui seguono tre verbi, che non siamo in grado di tradurre alla lettera, ma pare che significhino così: colui che fa incantesimi collegati con il tempo; cioè ad es. il venerdì non è un giorno buono per fare questo; giovedì non parlare di magia a Ravenna, il mercoledì è meglio; se devi partire, parti il tal giorno, ecc. Poi c'è quello che fa gli incantesimi, che probabilmente consisteva nel fare sopra qualche cosa delle azioni con la bocca, che simulavano il sibilo del serpente; ad es. prendo la ferita di qualcuno e ci sibilo sopra, facendo finta di sussurrare determinate parole magiche per guarirlo e poi c'è lo stregone in senso generale.
Il testo continua ancora: "Colui che unisce le cose, che interroga e colui che indaga verso i morti". Il primo è quello che mette insieme elementi diversi e ne vuole trarre auspici: ad es. adesso prendo i fondi del caffè, li unisco con l'acqua e vedo come si dispongono; oppure prendo le carte, le mischio e vedo se hanno determinate combinazioni. Il secondo, quello che interroga, sembra indicare una forma di stregoneria collegata al ventriloquismo: io vado dallo stregone e chiedo, ad es. cosa mi vuol dire la zia morta trent'anni fa, o i numeri del super enalotto e lui fa la vocina della zia con la pancia e dà i numeri. Il terzo è quello che interroga i morti, cosa comunissima anche oggi.
Ancora il testo: "Poiché chiunque fa queste cose è in abominio agli occhi dell'Eterno e a causa di queste abominazioni l'Eterno tuo Dio li caccia dalla tua presenza", quasi a sottolineare che se Dio dà quella terra, cacciando via la gente che c'era prima, non lo fa perché Israele è bellino, ma lo fa perché la popolazione che l'ha preceduto si è macchiata di quelle cose e quindi, come punizione, viene scacciata. Quindi tu fa bene attenzione, perché se segui loro, farai la stessa fine; infatti il testo conclude: "Sii integro con l'Eterno tuo Dio". Integro significa che devi comportarti con semplicità, senza andare ad indagare delle cose che non sai. Ma continua ancora il testo: "Poiché questi popoli che tu stai per conquistare, si rivolgono a questi stregoni e incantatori, ma tu non è questo che l'Eterno ti ha dato come retaggio". La cosa interessante, a mio avviso, è che venga istituito un parallelo tra il culto pagano di ammazzare i figli e tutti questi atti di stregoneria. Il culto del sacrificio dei figli era comunissimo, tant'è vero che c'è chi vede nell'episodio del sacrificio di Isacco come una plastica, drammatica dimostrazione che Dio non vuole queste cose.
  C'è un altro elemento che voglio sottoporre alla vostra attenzione molto rapidamente. Un altro passo di quelli, forse, più incomprensibili del Pentateuco ed è la vicenda della paràh hadummà, cioè la vacca rossa. Un passo del Libro dei Numeri straordinariamente, eccezionalmente difficile, anzi direi incomprensibile. Si dice che se qualcuno, in particolare se appartenente alla casta sacerdotale, si è contaminato, cioè ha avuto contatto con determinate cose che causano impurità rituale, cioè quella condizione fisica che non consente di celebrare dei sacrifici, deve ricorrere a una procedura molto complicata. Tale procedura prevede il cercare una vacca rossa, con tutti i peli di rosso uniforme, che non presenti difetti e che non sia stata mai adoperata da nessun uomo per un lavoro; pensate che se io avessi questa vacca e io le appoggiassi sopra un fazzoletto, l'avrei usata e perciò non andrebbe più bene. Comunque, una volta identificata una tale vacca, la si deve uccidere, bruciare, poi si prende la cenere che ne risulta, la si mescola con altre sostanze e questa cosa viene usata da un sacerdote in stato di purità perché un'altra persona, ad es. un altro sacerdote che sia in stato di impurità, perché sia recuperata la purità. E'una cosa dell'altro mondo! Non si capisce niente, non solo, ma c'è una serie di incongruenze, tra cui quella che dice che chi procede a questa procedura verso chi è impuro, diventa a sua volta impuro, mentre chi era impuro prima viene purificato. C'è una specie di trasmissione di questa impurità da una parte all'altra. Qualcuno si domanda che senso abbia questa roba; sembra stregoneria allo stato puro. La risposta non ce l'ho, perché non sappiamo come venirne fuori. Qualcuno dice che questa sia una provocazione nei confronti dei dubbiosi; ci sono delle persone che approfittano di questo passo per mettere in dubbio la validità di tutto il testo biblico. Se qualcuno, davanti a questo passo, comincia a pensare e a dire che sono tutte mitologie, stregonerie, ecc. vuol dire che non ha un atteggiamento sano nei confronti del testo biblico; noi dobbiamo imparare ad accettare quello che capiamo della Bibbia, ma anche quello che non capiamo. A questo proposito c'è un bel raccontino di un illustre maestro, mi pare bar Jochanan: questo grande maestro è circondato dai suoi allievi e riceve un pagano che gli fa domande sulla storia della vacca rossa. Lui risponde: Ti è mai capitato di vedere qualche matto nel tuo ambiente pagano? Sì, ce ne sono tanti. E cosa fate, quando uno è matto? Lui risponde: Si prendono delle sostanze aromatiche, -forse droghe- le si bruciano e gliele si fanno respirare; una specie di aerosol. Il maestro dice: anche noi facciamo così; quando c'è qualcuno che è impuro, prendiamo tutte queste cose della vacca rossa e così lui riacquista la sua purità. Allora il tale se ne va tranquillo; ma gli allievi si rivolgono al maestro chiedendogli cosa mai avesse inventato. Il maestro dice: in realtà non è il contatto con un morto che rende impuro e non è lo spruzzamento con la cenere della vacca rossa che ridona la purità, ma queste sono norme che ci provengono da Dio e noi dobbiamo metterle in pratica. Basta, non c'è una spiegazione razionale. Noi abbiamo una visione razionale, ma se Dio ci dà delle leggi, che non siamo in condizione di comprendere, noi dobbiamo solo metterle in pratica.
  Devo dirvi ancora una cosa. Tutto il problema della stregoneria viene trattato anche nelle fonti giuridiche dell'ebraismo, nella mishnà, nel talmud, ecc. Ci si domanda: come si fa a determinare chi è un mago? Si arriva alla conclusione che il mago è colui che fa determinate cose pensando o facendo pensare che queste cose che lui fa abbiano un'influenza su determinate forze. Chiaro? Quindi, un tale viene da me e mi dice: "Mi fai un'imprecazione nei confronti di quel tale?" e io: "Sì, ci penso io"; mi metto lì, faccio tutta l'imprecazione, la messa in scena, ecc; bene, lui o chi lo sta a guardare ha l'impressione che questo tale abbia il dominio su determinate persone o realtà. Questo è il mago. Da ciò è escluso il cosiddetto illusionista. Se io vi dico: "Sono capace di far sparire questo libro!"; però io so e voi sapete che questo è un atto di abilità manuale tale, che è capace di distrarre le persone, perciò tutti sanno che si tratta di un trucco, di uno scherzo; questo non corrisponde alla verità, perché ha distratto, ma non ha fatto sparire niente. Questa non è magia, ma è ugualmente proibita, perché è una forma di danno nei confronti degli altri; attraverso questo io potrei convincere qualcuno che sono più abile di lui.
  Nonostante tutto quello che ho detto, pare che pratiche magiche di diversa accezione fossero diffuse in mezzo agli Ebrei fin dai tempi biblici; non è insignificante il fatto che i profeti continuino ad ammonire contro la stregoneria, perché se lo fanno, significa che qualcuno la praticava. E anche successivamente c'è sempre stata una lotta molto drammatica tra classi rabbiniche e classi più popolari, che invece erano favorevoli.

C'erano delle cose che vanno sotto il nome di kamìa, amuleto. Vi faccio un esempio: io sono persona eccezionale, molto vicina a Dio; qualcuno viene da me e io gli scrivo, ad es. alcuni versetti biblici o delle cose che possono sembrare versetti biblici, glieli do e lui felice e contento, perché pensa che questi siano una protezione. Era una cosa diffusa nel passato e ancora oggi qualcuno la fa; persone mal viste dall'ebraiste, ma continuano ancora ad esserci. Sembra che queste pratiche siano più diffuse nell'ambiente femminile.
C'è tutta un'elencazione di re, nella Bibbia, oltre al più noto Saul, che permettevano certe pratiche e loro stessi vi erano assidui, o avevano introdotto dei culti magici. Il primo a contrastare queste cose, dopo Davide, è stato il Giosià, 610 anni prima dell'Era volgare; questo Giosia, salito sul trono all'età di 8 anni, una volta cresciuto, ha cercato, con molta difficoltà, di fare piazza pulita di tutta questa roba; ha cercato, ma non so fino a che punto ci sia riuscito.
Volevo concludere questa mia disordinata esposizione con le influenze molto notevoli che si trovano nel mondo della cabbalà, la mistica ebraica; una forma di indagine sul testo biblico che tiene conto di aspetti mistici, cioè misteriosi. Si parte dal presupposto che, per chi riesca a capire il significato vero, intimo, profondo delle lettere dell'alfabeto ebraico, che Dio ha usato per creare il mondo, nato appunto dalla parola di Do, che disse e le cose furono, le leggi della natura diventano un optional. Nel senso che tali persone, penetrando così a fondo i suoi misteri, attraverso le lettere dell'alfabeto, si stanno avvicinando a Dio; quindi lo studio profondo di queste cose può sollecitarci a fuoriuscire dalle leggi della natura. A questo proposito si parla della famosa suddivisione in cabbalà ideologica, che offre insegnamenti ideologici e cabbalà pratica, di quelli che, attraverso questo studio, poi volevano, in buona o in cattiva fede, adoperare le cognizioni che avevano recepito per fare un qualche cosa di straordinario, azioni anche assimilabili ad azioni magiche. Tutto questo è fortemente condannato dall'ebraismo ufficiale, ma anche qui non negando che ci siano delle cose che non sappiamo, ma negando la possibilità di entrare in questo mondo. Può anche darsi che sia vero che una conoscenza approfondita dei significati delle lettere dell'alfabeto ci possa portare in una dimensione diversa dalla nostra, ma noi non lo dobbiamo fare, perché non siamo programmati per una cosa di questo genere e lo scivolare in un qualcosa di deleterio è molto facile; è facile passare dalla cabbalà operativa alla stregoneria, alla cialtroneria. E' meglio lasciar perdere. Si racconta che ci siano stati dei maestri che erano riusciti ad arrivare in questo mondo, ma si sono autonomamente distaccati. Non voglio andare oltre; ma loro si son resi conto di poter avere delle capacità che potevano andare al di là della natura umana. Ad es. la levitazione, la scrittura automatica e cose di questo genere.

Voglio finire ancora con una piccolissima esposizione di parole che sono entrate a far parte di aspetti marginali della cultura ebraica di certi circoli e soprattutto del mondo chassidico; il chassidismo è un movimento che si avvicina, in qualche modo, alla mistica. Voi pensate al concetto di dibbùk; dibbùk è una parola ebraica che significa attaccarsi. Siamo nel XVI sec. e ci troviamo di fronte a una concezione che aveva già adombrato il grande cabalista Itzkach Luria, che personalmente non ha scritto niente, ma i suoi allievi gli hanno attribuito determinate opere; secondo tale concezione può capitare che in certe condizioni uno spirito estraneo entri nel corpo di uno di noi e ci faccia fare e dire delle cose che noi non siamo in condizione di gestire. Qualche volta si parla di gilgùl, cioè del fatto che può entrare dentro di me lo spirito di una persona defunta e io sono così condizionato. Si parla, invece, di ibbùr, concepimento, quando questa penetrazione dell'anima di un altro individuo in me è solo provvisoria, proprio come avviene quando una donna concepisce e ospita in sé un altro essere per un periodo di tempo limitato. L'ebraismo ufficiale è totalmente contrario a tutte queste cose.
L'atro elemento caratteristico è quello del gòlem, un mito molto antico, che risale al XIII-XIV secolo e richiama alla creazione del robot. Secondo questo mito si afferma che, mediante la manipolazione di certe lettere, è possibile infondere spirito dentro una materia informe. Si racconta che un illustre maestro di Praga aveva creato un oggetto dalla forma umana, appunto un gòlem, cioè una massa informe, senza spiritualità, senza vita e sulla fronte vi aveva scritto la parole emèt, verità e per tutto il tempo in cui rimase quella parola, il gòlem si muoveva,viveva e serviva il maestro; quando il maestro si stufava, prendeva la parola emèt, toglieva la prima lettera e rimaneva solo met, che significa morto e tornava ad essere una massa informa. Questo mito non ha nessunissimo fondamento di carattere storico.
Un'altra cosa che volevo dirvi riguarda il mito della lilìt, sempre appartenente a questo mondo magico; si tratta di
una specie di demone femminile, che non ha nessun fondamento biblico; se ne parla, è vero nel libro di Isaia, ma sembra che lì si tratti di un animale feroce. Qualcuno fa derivare questo termine dalla parola ebraica laila, cioè notte, ma sembra che non centri niente e che sia un mito numerico babilonese. Questa lilìt doveva essere o la prima o la seconda moglie di Adamo, la quale, gelosa della umanità, si dedicasse a disturbare, a colpire le donne in stato di gravidanza, impedendo loro di partorire, oppure uccidendo i bambini appena nati. Forse dietro questo mito c'è la realtà che nel mondo antico la mortalità infantile era molto molto alta e quindi si è cercata una spiegazione. Anche questo elemento è condannato dall'ebraismo ufficiale, ma ha delle ripercussioni nella nostra vita quotidiana, specialmente in certe comunità. Pensate che a Roma, per es., la sera che precede la circoncisione di un bambino, si fa un cerimoniale in casa del bambino, che va sotto il nome di mishmarà, cioè turno di guardia: significa che i genitori, i parenti del bambino passano la notte in letture e studi dei testi biblici, accompagnate dalla degustazione di dolcetti caratteristici. Si passa così tutta la notte in attesa della circoncisione, come se si affermasse che mediante lo studio della Torah si impediisce alla lilìt di venire a far del male al bambino. Un altro elemento che fa parte della tradizione e molto diffuso nell'Italia dei secoli scorsi, è l'usanza di mettere sulla culla del bambino una specie di amuleto, detto shaddài; un oggetto d'argento con sopra questo nome shaddài, che è il nome di Dio, e che dovrebbe proteggere il bambino. Ovviamente chi lo mette, non riconoscerà mai che lui lo fa per proteggere il bambino da queste forze estranee, però forse l'origine di questa faccenda nasce proprio dalla ricerca di protezione per il bambino, che è particolarmente bisognoso.
La mia conclusione personale è che la magia è qualcosa di assolutamente alieno dalla cultura ebraica e ci porta fuori dal seminato; noi dobbiamo puntare tutto sul Signore Dio, che è arbitro assoluto della vita nostra, del mondo, delle galassie e di tutto l'universo. Se ci sono delle forze che noi non siamo in condizione di controllare, le controlla Lui e quindi non abbiamo noi possibilità di intervenire in alcun modo, tanto più allo scopo di addomesticarle a nostro vantaggio o a svantaggio di qualcuno: questa è stregoneria vera e propria. Non possiamo disconoscere che nel mondo antico queste cose hanno sollecitato la ricerca scientifica; pensiamo, ad es. all'alchimia, ma oggi noi ce ne distacchiamo completamente.


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