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articolo serra

da "la posta di Serra" -  La Repubblica

Delle tante cose imparate in questi giorni, non va trascurata la constatazione che la politica non era affatto in crisi, come si pensava sopravvalutando i nostri pensieri e sottovalutando quelli altrui.
Non solo la forte affluenza (che pure è un gran dato), anche l'incrociarsi delle passioni post-voto dice proprio il contrario : che la politica è viva e appassiona, agita, coinvolge, ferisce. Basterebbero, a dirlo, le centinaia di lettere che ogni giorno, dal 4 di marzo, arrivano a questo giornale.
Si consumano rancori scespiriani (Monica Cirinnà che dice, e come darle torto, di avere ancora il coltello dei cinquestelle "piantato nella schiena"). Si riconsiderano i tempi e i modi dei precedenti atti, le parole spese, le offese subite e inferte, per capire se debba prevalere la Bibbia (occhio per occhio, dente per dente) o il Vangelo (non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te)
. E ogni futuro passo, perfino nelle analisi compassate dei politologi, viene immaginato anche come conseguenza delle passioni  umane, quelle degli eletti come quelle degli elettoriu. Ergo : uno degli errori esiziali degli ultimi anni è stato chiamare "antipolitica" ciò che era politica allo stato puro, con le sue miserie e le sue ambizioni. Ha fatto benissimo Gianni Cuperlo, fuori dalla palazzina dove il Pd rimastica il suo dramma, a ricordare a Matteo renzi che il futuro non è scomparso : più semplicemente , al momento, abita altrove.
Michele Serra

Gentile Michele Serra,

leggo nella sua “AMACA” del 13 marzo due citazioni bibliche (“Occhio per occhio, dente per dente” e “Non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te”) che, così presentate, possono indurre nell’errore di far credere che l’ebraismo sia tutto negativo e che inciti alla vendetta, e che invece il cristianesimo scelga l’amore del prossimo e il perdono.
Tutte due le frasi si trovano nell’Antico Testamento ebraico: la prima si trova in Esodo 21, 23-24, e spiega che bisogna pagare per la colpa commessa e risarcire in modo equo, ma senza eccessi; la seconda nel Levitico 19,18, è una esemplificazione della prescrizione: “Siate santi perché io, vostro Dio, sono santo”.

In particolare la seconda frase è poi attribuita al maestro Hillel (I secolo a. Ch.) che, a un gentile desideroso di convertirsi che gli chiedeva che cosa dice la Bibbia, rispose:
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Questa è tutta la Torah, il resto è commento. Va e studia”.
Pochi decenni dopo, l’ebreo Gesù (sottolineo ebreo perché spesso lo si dimentica) spiegò ancora:
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa è la Legge e i Profeti” (Matteo 7,12). Dunque anche questo maestro ribadisce le parole di Hillel, anche se in positivo; in pratica tutti e due sostengono che la spiritualità ebraica ha come motivo dominante e come significato complessivo l’amore del prossimo.
Semplificare in modo contrastante le posizioni ebraica e cristiana a proposito dell’amore del prossimo è un atteggiamento superficiale molto praticato in passato ed è servito a rafforzare antichi pregiudizi antisemiti in chi non aveva mai letto o studiato con attenzione le Scritture ebraiche. Temo che questa possa apparire anche la sua posizione.
Io non parlo né da ebrea né da cristiana, ma da persona interessata allo studio dell’ebraismo, cosa non incoraggiata neppure oggi dalla Chiesa cattolica.
Cordialmente,

Giovanna Fuschini

Ravenna

 
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